Poetare è organizzare città, suonare violini, inclinare il fianco del corpo e curvarlo sino a renderlo sbilenco. E' un'alba esaurita, è il sovvertimento del bianco in nero, è un'ardua compressione del linguaggio: parole disastrate che calmano l'anima. Ciò che sento nelle mie poesie è l'esorbitante assedio del mondo.
Ostili punti interrogativi stanotte m'inseguono. Perisce l'incognita strappata da rondini che tessono uno strano suono. Forse è il legarsi a un simile frammento che da inizio a uno smarrimento omerico nel futuro, che priva le cose di nomi: anch'io sono un preludio anonimo.