Quel ch'è certo è che a me non piace credere o non credere a chi o alle cose a cui gli altri credono o non credono, o fanno finta di credere o non credere, solo per sentirmi superiore a tutti, oppure per essere alla moda o per crearne una tutta mia. Se oggi abbraccio una qualche credenza, discredenza o miscredenza, da domani non lo so. La mia palla di cristallo si è rotta, e io, senza di essa, non ce la faccio a prevedere nemmeno il presente.
Se guardo, vedo nel buio di un giardino che più non c'è, la timida silhouette di un fiore triste e solitario che, abbandonato su un letto arido e sfiorito, ancora piange lacrime di profonda nostalgia per uno spazio nel quale, fino a poco tempo fa, colori vividi e lucenti si mescolavano in piccoli arcobaleni che lo facevano sembrare ancor più bello di quanto già non fosse.