Quello che parla in me, quello che mi rende inquieta, non è la voce più saggia della coscienza, è quello spirito irrequieto per il quale la terra è troppo stretta e che non ha saputo trovare in sé il suo universo.
So bene che la febbre del vagabondaggio mi riprenderà, che me ne andrò; sì, so bene che sono ancora molto lontana dalla saggezza dei fachiri e degli anacoreti musulmani.