Ernst Jünger
  • Heidelberg , 29/03/1895
  • Riedlingen, 17/02/1998
  • in archivio dal 7/13/2011

Biografia

Sono stato un filosofo e scrittore tedesco, e un militante delle due guerre mondiali.

Segni particolari

Nel 1980 mi hanno conferito il prestigioso Premio Goethe, assegnato anche a Bertold Brecht e Thomas Mann, un'onorificenza che mi ha inserito tra i massimi scrittori e pensatori tedeschi del Novecento.

Mi trovi anche su

Scritti da Ernst Jünger

10 su 16

Nessuno muore prima di aver adempiuto il suo compito; molti però gli sopravvivono.

Felice è la semplicità che ignora le biforcazioni del dubbio, ma più selvaggia e più virile è la felicità che fiorisce ai margini degli abissi.

Sebbene anarca, non sono antiautoritario. Al contrario, ho bisogno di autorità, anche se non credo in essa.

La vista di una pietra preziosa può rendere accessibile una montagna.

La caccia, in quanto forma archetipica del grande gioco del «catturare e nascondere», è una faccenda seria; non tollera nient'altro.

Solo l'artista ormai è tanto affidabile da fornire o meglio creare sin nel fondamento, modelli validi. Nel poeta la natura scorre ancora dall'indifferenziato alla pienezza, mentre la scienza aderisce alla pienezza per consumarla.

La volontà di fuga non spinge l'uomo nel vuoto; a ogni uscita lo attende qualcos'altro. La fuga, intesa per se stessa come movimento, è fatale.

Il mondo è nell'uomo insieme alla sua storia e alla sua preistoria; in lui è il labirinto, in lui è la sfinge che lo interroga.

Gli errori fanno parte della vita, così come le ombre fanno parte della luce.

Ogni paese nasconde una parte di sostanza primordiale che designiamo con il nome di patria, e mi piace ritrovare ancora questo tipo di integrità. È una cosa che può accadere ovunque, anche nel deserto.