Fabrizio De André
  • Genova, 18/02/1940
  • Milano, 11/01/1999
  • in archivio dal 5/31/2006

Biografia

Sono stato uno fra i più conosciuti ed amati cantautori italiani di sempre, sicuramente uno fra i più importanti; ho cantato prevalentemente storie di emarginati e di diseredati. Molti testi delle mie canzoni sono considerati delle vere e proprie poesie.

Segni particolari

Nel 1979 in Sardegna, ho vissuto - insieme alla mia compagna Dori Ghezzi - la terribile esperienza del rapimento: finalmente rilasciati dopo quattro mesi.

Mi trovi anche su

Scritti da Fabrizio De André

10 su 13

Non mi ritengo un poeta. Un cantautore? Lo sono, sì. Ma è un termine vago, che non definisce nulla. Se proprio fa comodo un'etichetta, preferirei si dicesse trovatore.

Io non ho nessuna verità assoluta in cui credere, non ho nessuna certezza in tasca e quindi non la posso neanche regalare a nessuno. Va già molto bene se riesco a regalarvi qualche emozione.

Si sa che la gente dà buoni consigli sentendosi come Gesù nel tempio, si sa che la gente dà buoni consigli quando non può dare il cattivo esempio.

È molto più difficile essere capiti facendo del bene che del male.

...pensavo è bello che dove finiscono le mie dita debba in qualche modo incominciare una chitarra.

Ho sempre avuto pochissime idee... ma in compenso fisse.

È stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati.

Libertà l'ho vista svegliarsi ogni volta che ho suonato, per un fruscio di ragazze a un ballo, per un compagno ubriaco.

Benedetto Croce diceva che fino all’età di diciotto anni tutti scrivono poesie. Dai diciotto anni in poi rimangono a scriverle due categorie di persone: i poeti e i cretini. Quindi io precauzionalmente preferirei considerarmi un cantautore

Se avete preso per buone le verità della televisione, anche se allora vi siete assolti siete lo stesso coinvolti.