Indro Montanelli
  • Fucecchio, 22/04/1909
  • Milano, 22/07/2001
  • in archivio dal 2/2/2001

Biografia

Il giornalismo è stata la mia ragione di vita. Un giornalismo serio e preparato, non urlato ma efficace.

Segni particolari

Tra i miei maestri c'è sicuramente il mio grande amico Leo Longanesi.

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Scritti da Indro Montanelli

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Sempre più si diffonde sulla nostra stampa il brutto vezzo di chiamare Andreotti col nome di Belzebù. Piantiamola. Belzebù potrebbe anche darci querela.

Come dissi scherzando a Nilde Iotti quando venne a trovarmi al Giornale, tenevo una vecchia icona di Stalin perché è il comunista che ammiro di più: quello che ha fatto fuori più comunisti.

È pericoloso porre in modo sbagliato questioni sostanzialmente giuste.

Sulle donne s'è detto di tutto, anche troppo. Eppure un manuale appena pubblicato suggerisce un approccio diverso, come si evince fin troppo bene dal titolo: "DELLA DONNA NON SI BUTTA VIA NIENTE. CON 21 RICETTE PER CUCINARLA". Un'idea originale,(…)

Ci manca un Berlinguer. In un'intervista gli era perfino scappato di dire che voleva per l'Italia un regime comunista, ma sotto l'ombrello della Nato, che la tenesse al riparo dalle soperchierie del padrone sovietico.

In Italia a fare la dittatura non è tanto il dittatore, quanto la paura degli italiani e una certa smania di avere un padrone da servire. Lo diceva Mussolini: "Come si fa a non diventare padroni di un paese di servitori?"

Gli editoriali sono troppo lunghi: girata di pagina significa girata di palle.

Un giorno dissi al cardinal Martini: ma non si può scomunicare la televisione, non si possono mandare al rogo un po' di quelli che la fanno?