Quando il rifugiato è salito su quella barca all'alba,  
fissava il firmamento  
che aveva cominciato a riversare stelle  
e gridò a Dio:

Se vuoi davvero assassinarmi in questo mare,  
non lasciare che la mia tomba sia nello stomaco di una balena  
o sul dorso di un'onda furiosa.

Almeno riporta il mio corpo alla mia famiglia  
la mia famiglia che sta bruciando  
per ricevere un breve messaggio da me  
in cui dico loro: sono arrivato.

Sì, oh Signore,  
Riportagli indietro il mio corpo bagnato  
così sanno che il mare non mi ha inghiottito  
e che uscii pacificamente dalle sue onde.  


_Tradotto da Mey Dost_

Una barca

All'inizio della guerra  
abbiamo contato le vittime ogni giorno  
poi le abbiamo contate ogni ora  
e quando le battaglie divennero più brutali  
abbiamo contato i massacri.

E quando i combattenti impazzirono  
e la guerra ha piantato la sua tenda sanguinosa su tutto il paese  
abbiamo iniziato a contare le città distrutte.

Alla fine non morì più nessuno  
non c'erano più massacri  
e nessuna città che avrebbe potuto essere bombardata.

La guerra non era finita,  
ma coloro che erano soliti contare le vittime  
erano tutti morti nella stessa guerra.  


_Tradotto da Mey Dost_

Normalità in ogni guerra

Io sono il gabbiano solitario che vedi laggiù sulla roccia,  
guardando tristemente un'onda miserabile.

Io sono la stella lassù che si nasconde timida e irrequieta nel cielo,  
masticando silenziosamente la sua pallida luce.

Io sono la foglia gialla caduta dalla cima dell'acero  
sul marciapiede poco fa  
e scomparve nel mucchio di foglie ugualmente gialle.

Ma quello che vedi ora è qualcuno  
in un angolo dimenticato di un bar,  
silenzioso come l'ombra di una statua,  
triste come un pioppo solitario sulla riva di un fiume arido  
qualcuno che beve vino,  
chi si china,  
che non sa scrivere su carta bianca,  
chi è il poeta i cui occhi un tempo erano pieni di poesie.

Eppure ora il suo cuore ha accumulato rovine,  
versi senza rima in una poesia dura e spietata.  


_Tradotto da Mey Dost_

Pazientemente misurò il tempo per trent'anni.  
Ha assistito al rumore dei nipoti nella stanza di mia madre,  
le lotte di mio padre  
e i suoi timidi flirt quando era allegro.  

Ha assistito al rombo della macchina da cucire,  
il crepitio del fuoco nel camino di ferro  
e le melodie di mia madre quando recitava il Corano  
o quando cantava.

Quando mia madre morì una mattina di aprile,  
l'orologio ha assistito al suo rantolo di morte malato,  
il silenzio della stanza buia  
e il mio pianto amaro.  

E quando scoppiò la guerra,  
il bombardamento fece cadere a terra l'orologio di mia madre.  
Ha annunciato la catastrofe e poi è rimasto in silenzio  
per sempre.  



_Tradotto da Mey Dost_

Jan Dost

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Una barca

Normalità in ogni guerra

Me

L'orologio di mia madre