Salvatore Di Giacomo
  • Napoli, 12/03/1860
  • Napoli, 05/04/1934
  • in archivio dal 5/4/2007

Biografia

Poeta, drammaturgo e saggista napoletano, autore di molte notissime poesie in dialetto (molte delle quali poi musicate) che costituiscono una parte importante della cultura popolare partenopea.

Segni particolari

Tra le tante canzoni di successo di cui ho scritto il testo ci sono: "Marechiaro", "Era de maggio", "Luna nova", "Palomma 'e notte", "Carulì".

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Aforismi di Salvatore Di Giacomo

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Il caffè, per acquaccia nera che sia, mi permette di studiare e di leggere fino a notte avanzata, e ciò mi fa bene, lasciandomi dimenticare, sviando il pensiero e interessandomi a qualche cosa fuori di me stesso.

Il simbolismo è proprio delle religioni, e non dell'arte; e soltanto quando l'arte trova un sussidio potente nel sentimento religioso, si può con vantaggio servire del simbolo, per eccitare passioni e sentimenti.

Sapete chi è veramente libero, felice, padrone di se stesso? Chi non è sposato.

Un grande silenzio s'era fatto per la via. La dolcezza del tramonto penetrava l'anima. E la piccola rossa, socchiuse le labbra esangui, lo sguardo perduto, continuava a sognare, come una santarellina in un'aureola di pulviscolo d'oro.

Nel giornalismo io sono non uno scrittore, ma uno scrivano. La mia fissazione è questa, che Napoli è una città disgraziata, in mano di gente senza ingegno e senza cuore e senza iniziativa.

Chi bada in Napoli al suo decoro? Certo, chi dovrebbe no. Lascia fare e lascia correre – ecco la frase filosofica, sacramentale d'ogni indifferente partenopeo, sia egli in alto nella cosa pubblica o le passi accanto tranquillo.

Io racconto il mondo napoletano non come è veramente ma, come sembra.