Adesso basta
Si può scommettere ancora sul futuro?
Secondo Simone Perotti, sì.
Sì, se si investe sul consumo critico e responsabile, sì, se si smette di aderire ai canoni della società liquida e al motto ‘vivi/consuma/crepa’.
Il suo "Adesso Basta" ha un abbrivo a effetto, poi s’acquieta e dà il suo (profondo) affondo.
L’ho letto davanti a un mare che ricordava vagamente quello di quando ero bambina, e l’acqua pareva si potesse bere.
Invece così non è, non più: e non basta un depuratore a ricordarci che fare il bagno era bello, anche senza barca a vela e con nonna al seguito, con tutto quello che ne conseguiva.
Oggi, il mare, te lo devi inventare. Devi cercare paradisi artificiali, oppure volare quattordicimila chilometri lontano da casa, prima che anche l’ultimo atollo sprofondi.
Queste cose Simone Perotti le sa, e le scrive. Non ha la pretesa di aver capito tutto. Ma ha agito e può raccontare la sua esperienza (“l’uomo di conoscenza vive sempre agendo”, scriveva qualcuno).
Un giorno, mentre era intrappolato nel traffico, con tutti i cellulari accesi, compreso quello aziendale, e odiava quelli che vedeva intorno a sé (intrappolati, come lui, nel caos delle auto), si è fermato in un bar e si è messo comodo.
"Fermato" è, credo, il termine giusto. Ha mollato il lavoro, non senza essersi fatto due conti e aver valutato le conseguenze, e ha detto addio alla sua avviatissima carriera di manager pluri-pagato.
Ha comprato un rudere in campagna, lo ha ristrutturato a modo suo (la sua "casa barca", come ama dire): aveva già scelto il mare, una vita vera, la libertà.
“Non è una passeggiata per buon temponi”, avverte.
E’, piuttosto, una battaglia che va pianificata in modo lucido e razionale e che richiede un forte spirito di adattamento. Bisogna capire a cosa si può rinunciare in termini di comodità e come vivere "senza", ma con un sacco di cose (di valore) in più. Non due televisori, ma uno: non un cellulare nuovo ogni due mesi. Piuttosto: fare il pane in casa, curare un piccolo orto. Rallentare per avere il meglio, insomma.
Oggi Simone Perotti (classe 1965, una buona annata) scrive – era il suo sogno nel cassetto - , pubblica e vende (parecchio). Quando non scrive, fitta barche, organizza corsi di vela, crea oggetti che poi mette sul mercato; intanto, diffonde a mezzo blog, e non solo, la sua visione della vita (secondo la teoria del downshifting).
Per chi vuole saperne di più, consiglio la lettura del suo libro e di dare un’occhiata al suo sito: www.simoneperotti.com.
Chiarelettere
201 pagine