Aforismi e magie
La stupefacente essenzialità di una poetessa che ha coniugato come pochi vita e poesia – quando forse più chiaro aveva il senso della sua esistenza e più precisi i contorni del suo poetare – lei che ha voluto fare della stessa vita una forma di poesia. La magia di questo libro così diverso dalla produzione di Alda Merini (a parte l’avvertenza che ne dà il titolo) è nel porsi e proporsi come breviario per i giorni perduti (quelli che si perdono non sapendo che fare), vademecum da portarsi dovunque (per tenerne conto): è un repertorio incredibile di bigliettini d’occasione (probabilmente nati proprio per qualche occasione particolare, o l’hanno creata per nascere). C’è tutta la Merini ben nota per i suoi tanti libri, in questi Aforismi e magie, c’è tutta la sua variegata tematica in queste pagine colorate – qui davvero esplode la tavolozza linguistica della poetessa, in stato di grazia (se avesse composto il libro d’un fiato, ma ancor più da apprezzare per la compattezza della composizione così com’è impaginata) –: ci sono infatti anche i disegni dell’amico editore Casiraghy, il quale più volte ha pubblicato egli stesso le brevissime poesie di Alda Merini nella sua collezione del “pulcinoelefante”, corredandole con le figurine del suo immaginario. Non mancano alcuni testi che si possono considerare normali poesie – per l’estensione (“Se la morte fosse un vivere quieto”, “Il sole dei vecchi”, tra le più significative) –, ma la grande maggioranza di quelle che si stringono in questa succulenta raccolta sono minime riflessioni liriche sulle quali l’autrice nemmeno chiede un giudizio estetico: senz’altro le importava spedirle al diretto interessato (mossa da chissà quale movente), per colpirne l’attenzione – ci sono vere invettive e dichiarazioni di amicizia, ci sono belle immagini e memorie di brutti episodi: il gioco estremo della staffilata, tipico dell’aforisma, sembra nascere dalla paura di non essere capita; perciò le considerazioni sull’essere poeta, sul fare poesia (“Dio è il grande esattore dei poeti”, “La poesia è la pelle del poeta”), sono così prossime a certe pesanti dichiarazioni sugli editori mercanti insensibili, e a certe dolorose memorie di una follia, la sua, troppo lucida per essere davvero degna di come è stata trattata da chi non si è preoccupato di comprenderla.
BUR
192 pagine
9788817070454