Bianco e nero
“Bianco e Nero” è l’estrema messa a nudo di un percorso individuale verso la luce. Filippo Gigante si offre al lettore con la spontaneità di un bambino, usando la cura maniacale dei dettagli (nomignoli, abitudini, piccole scene del quotidiano) propria di un adolescente. In Alex, protagonista del suo libro - un ragazzo alle prese con l’elaborazione del lutto paterno come di tante altre e più sottili mancanze -, si riscontra molto, forse troppo, della personalità che pulsa fra le righe, materializzata in una quasi spasmodica ricerca di condivisione e comprensione. Il racconto tesse la sua trama a partire dal mare, donando a chi legge un momento di riconoscimento universale - il ritrovarsi a contatto con la natura, in piena solitudine - destinato poi a dissolversi , come un sogno, nelle pagine seguenti. Il cammino di Alex, diviso non in capitoli ma in ‘respiri’, è ricco di domande, interrogazioni, dialoghi, aforismi - persino alcune perle tratte dall’infinito tesoro della saggezza popolare giapponese. Come una “petite mort”, l’ultimo soffio sta a significare la fine di una vita e l’inizio di un’altra, il sacrificio della vecchia persona in cambio di quella nuova, pulita, resa libera dai fantasmi delle paure. Al termine di questa strada l’autore fa seguire, in appendice, altre narrazioni dello stesso tipo - ‘brevi respiri’ appunto -, coerente coronamento di un viaggio che è soprattutto traguardo di chi lo ha vissuto e scritto. Difficile mettersi nei panni del viaggiatore, così particolari da risultare poco adatti ad esser vestiti da tutti, ma di “Bianco e Nero” può colpire l’innocenza, un senso diffuso di altruismo con cui Gigante regala ai lettori la sua personalissima visione dell’esistenza e le risposte che ne ha ottenuto e annotato, attraverso un labilissimo filtro.
Lettere Animate
150 pagine