Kafka sulla spiaggia
E' sorprendente come questo autore riesca a proporre libri molto diversi tra di loro. Le affinità sono così poco invadenti che l'impressione è comunque di avere sempre a che fare con prodotti totalmente differenti. Anche in "Kafka sulla spiaggia" troviamo la profonda sensibilità, il senso dell'ineluttabile e dei personaggi molto giovani, ma abbiamo anche un alto livello di visionarietà: il reale e il surreale sembrano spingersi, in alcuni tratti, ai confini con la patologia psicologica. Tutto ruota intorno ad un quindicenne che scappa di casa e trova accoglienza in una biblioteca molto lontana dalla sua città. Il fascino irresistibile del Destino, così com'è concepito dalla cultura orientale, è una calamita più forte di qualsiasi scelta. Qui, infatti, Tamura si ricongiunge ad una storia che scopre appartenergli ma che va ben oltre lo spazio ed il tempo. Parallelamente alla vicenda del giovane Tamura Kafka (cognome che lui inventa quasi per scappare ad una maledizione) come un fiume che arrendevole va verso il mare scorre l'avventura di Nakata, un vecchio che sa parlare con i gatti e che si muove docile ai comandi di quello che "va fatto" perché "si deve fare" e "quando è il momento". A lui si affianca il fedele Hoshino, come in Tolkien Sam affianca Frodo, e lo aiuta a portare a termine la sua missione.
Il libro sembra rallentare troppo in alcuni punti ma nel complesso è di lettura molto agile, anche se alla fin fine non verifica ipotesi formulate, non raccoglie pietre scagliate, non dà risposte ad alcune domande. Bisogna accettare il sentimento dell'incompiuto, se si sceglie di affrontare la lettura, e lasciarsi guidare in passaggi che si alternano tra il visionario e lo splatter, immaginandole anche basi discrete per un buon film di suspence.
"Da quando ti ho incontrato la prima volta, mi sono fatto l'idea di uno che cerca qualche cosa con tutte le sue forze, e con la stessa determinazione tenta di evitarla. E' in un certo modo l'impressione che dai" (Murakami Haruki)
Einaudi
518 pagine