La lana rimasta sulle siepi
“Quello che scrive Giulia ha un po’ la forma del ricordo, un po’ del racconto ma è anche autobiografia, è anche favola. Ricordi che sembrano favole, favole che raccontano di storie vere. Giulia in giro per il mondo oppure nella sua casa ad accogliere e nutrire il mondo. Nella sua stanza dove la vita risuona…”: queste parole tratte dalla bella prefazione di Teresa Domenici, che ha arricchito questa raccolta anche di un postfazione davvero avvincente che trae origine dall’affettuosa amicizia che la lega da tempo all’autrice, ci danno un’idea di cosa siano questi 39 racconti che Giulia Daneo Lorimer ha scritto nel corso della sua vita così intensa e particolare.
Alcuni dati biografici tanto per darvi un’idea: un nonno francese, una nonna del Costarica, una madre americana, un padre piemontese, Giulia nasce in Svizzera, passa l’infanzia in Bulgaria, trova poi marito negli Stati Uniti e, tornata in Italia, “colleziona” undici figli. Per anni la sua casa in Toscana, vicino a Firenze, è il punto d’incontro di musicisti, poeti e artisti provenienti da ogni parte del mondo ed è in questo clima che nascono i “Whisky Trail”, il gruppo di musica irlandese con cui Giulia canta e suona e con i quali ha pubblicato undici dischi.
Da tutta questa “vita” nascono questi bellissimi racconti che affascinano come fiabe che fanno sorridere e riflettere come quando scrive: “questa mattina la matassa di pensieri si scioglie e una lunga treccia morbida si allarga sul mio grembo. Li pettino i pensieri: chiamandoli via via con un nome mi aiutano a passare il tempo…” oppure “ci sono 680 scalini. Sapere il numero di scalini aiuta, la conoscenza aiuta sempre. E’ il non sapere che spaventa… ho sempre amato le grotte. La natura intera, completa: uomo-donna. Ermafrodito creato da secoli di gocce che si offrono alla madre terra-caverna…”o ancora “… credo che la vita sia un immenso gioco dell’oca. Tiri i dadi e vai avanti al casello che ti tocca. C’è un bel disegno e te lo godi, a volte ti fermi per alcuni turni oppure tiri i dadi e devi tornare indietro, ricominci da un punto diverso e le cose le vedi da un’angolatura diversa. A volte il casello di arrivo è brutto, contiene istruzioni minacciose, dolorose, ma non sono mai definitive e questa è la cosa consolante del gioco dell’oca. Dolore, gioia, indifferenza, c’è di tutto ma basta sopravvivere e il gioco continua fino alla fine…”
Bastogi Editrice Italiana
128 pagine
8862731191