La vita fa rima con la morte
"La vita fa rima con la morte" è un romanzo corale. C'è l'autore sopra una scacchiera che guida i suoi pedoni, il cavallo, l'alfiere, la torre, la regina e il re.
E' la storia di tante persone, tutte legate da un filo sottile. L'importante, in un libro del genere, non è la trama della storia, ma quella fascinazione del narratore che ti avvolge completamente, nella descrizione caratteriale e psicologica dei suoi personaggi, che si riflette sulle loro azioni e sul loro modo di interpretare la vita.
Amos Oz è uno scrittore geniale e del tutto originale, sia nella forma che nel contenuto. Alla fine di questa piacevole storia di un centinaio di pagine, l'autore elenca tutti i personaggi che ne hanno fatto parte, come per dare a loro un tributo per essere vissuti in queste righe.
Non è solo la narrazione dello scrittore stesso, che parla di sé in terza persona, ma è anche la storia di tanti altri personaggi che il professore israeliano trafigge con la sua arguzia intellettuale, regalando alle vicende un registro che passa dal presente al condizionale continuamente. Un effetto talmente gradevole, da affezionarsi a tutti i protagonisti. Dalla cameriera Riki, che fa tanto eccitare lo scrittore seduto al bar, per la riga della sua mutandina che si intravede sopra la gonna; a Yuval Dahan Dotan: un giovane poeta infelice, che vorrebbe tanto incontrare lo scrittore dopo averlo ascoltato in un a conferenza alla "Casa della Cultura".
Un calderone di fatti, persone, proiezioni fantastiche, pensieri sulle persone e sulle situazioni. Un elastico tra una narrazione presente e surreale, che si incasella armoniosa come un mosaico riuscito bene.
Feltrinelli
106 pagine