Lo spacciatore di pensieri falsi
Chi scrive un diario è sempre in bilico tra la paura e la speranza che qualcun altro, prima o poi, lo legga, e che comunque, da qualche parte della storia dell’umanità, rimanga una traccia fisica del suo passaggio. Guai però se il tomo finisce nelle mani sbagliate: è questo il caso del povero pensatore Modesto Tincher, descritto come un uomo “di media età, di media statura, di media intelligenza, di media istruzione e, neanche a dirlo, di medio ceto”. Segnalazioni anonime danno luogo a un caso giudiziario che lo vede accusato di falso, appropriazione indebita e millantato credito. Trasecola Modesto, che in vita sua non ha mai commesso il benché minimo reato, e sentendosi vicino al protagonista de “Il processo” di Kafka affronta la questione, convinto di dimostrare la propria buona fede. Ma la realtà è ben più amara, perché gli verrà contestato di essersi appropriato di pensieri altrui spacciandoli per farina del suo sacco, e nello stesso tempo di aver attribuito a personaggi celebri le modeste elucubrazioni della sua mente. Attimi di panico lo assalgono quando vede il suo diario prodotto come corpo del reato, e sa di dover giustificare il libero fluire della sua mente tra ricordi, emozioni, rielaborazioni e prese di coscienza. Ma il vecchio proverbio dice “male non fare, paura non avere”… ed ecco che dall’uomo mite emerge la consapevolezza di se stesso e l’orgoglio del proprio percorso intellettuale. Gustoso e divertente racconto a conferma delle ottime capacità di Salvati, che ci fa riflettere su quanto sia spesso arduo mettere note a latere ai nostri pensieri per citarne la fonte, alla stregua di certi “Frammenti di un discorso amoroso” di barthesiana memoria! Ma, in fin dei conti, all’origine delle nostre idee non c’è sempre e comunque l’idea di qualcun altro?
Edizioni Associate
182 pagine