Massime di un minimo
Il minimo è Gianmario Camboni, un giovane scrittore sardo che sviscera, commenta una notevole quantità di aforismi, di massime, di pensieri. Lo fa, appunto, con la coscienza di essere un “minimo”. Accezione per nulla negativa in questo caso, ma che tende a identificare lo scrittore nella sua immagine più nitida di persona comune, che esprime delle sue considerazioni redatte dalla sua esperienza di vita e dalle riflessioni intorno ai fatti.
Camboni usa intenzionalmente uno stile linguistico semplice, fruibile per tutti. Proprio per questo, la fatica letteraria del nostro, si legge con la stessa piacevolezza e la stessa leggerezza con la quale si fa una chiacchierata al bar con un amico. A ragionar a profondità maggiori, questo libro potrebbe essere utilizzato proprio in questa maniera: leggere una massima di Gianmario, il suo commento, e confrontare il tutto con la propria lente d’ingrandimento. Tutto intorno a un tavolo, tra amici, conoscenti, amanti, sconosciuti. Verrebbero fuori sicuramente dibattiti e scontri verbali interessanti… E le classiche chiacchiere da bar, potrebbero garantirsi un tocco di significato in più.
Bisogna affermarlo senza mezzi termini: Camboni si proietta verso quello che è il fine massimo della letteratura: mettere in quella grossa lavatrice che è la quotidianità, pensieri, idee, considerazioni, ispirazioni con le quali confrontarsi. Il tutto, per uscirne sicuramente accresciuti e fortificati nel proprio spirito critico.
“Massime di un minimo”, un gradevole esempio di come la letteratura può assumere una funzione sociale; non solo i grandi scrittori possono mirare a obbiettivo cotanto nobile, ma anche "un certo" Gianmario Camboni.
AndreaOppureEditore
55 pagine