Nueva Babilonia
Dissacrazione e invettiva possono sembrare la spina dorsale, il marchio di fabbrica, l'essenza stessa di questo poemetto. Ed in parte è così. Ma questa Babilonia (nuova perché ritorna) non è soltanto il rifacimento moderno del racconto biblico per cui gli abitanti di Sennaar decisero di costruire una città ed una torre altissima, la cui cima raggiungesse il cielo. E Dio, per punire il loro orgoglio, confuse le lingue, le idee e i propositi in modo che, interrotta la costruzione, si dispersero per il mondo. Dio confuse il linguaggio di tutta la terra. C'è di più nel canto di Bonadè. Quindi, pazzi, puttane, uno scrittore d'epitaffi, il musico scienziato folle ed altri si alternano nella confusione generale che è segno tangibile di una Babele in cui ognuno parla una propria lingua, soffre una personale irregolarità. L'autore non ha pietà nella rappresentazione di un mondo che sviluppa un cancro con metastasi sparse in ogni direzione. La società, la politica, l'umana convivenza sembrano degenerare nell'impossibilità della redenzione. Ogni tipo di atrocità viene evocata con il linguaggio crudo e crudele dello spettatore disarmato che reagisce urlando il suo malessere, la propria discontinuità con le regole, il personale occhio critico a cui è impossibile sfuggire. Gli idiomi sono, qui, diversi, come diverso è il modo di raccontare l'oggi nelle innumerevoli sfaccettature. La capacità di Bonadè di condurci nella "Nueva Babilonia" sta proprio nell'espressione feroce, disincantata e, in fondo, triste con cui tinteggia il paesaggio che descrive. E, questo, nella consapevolezza, non tanto di sbalordire il lettore, quanto nel gridargli in faccia la sacralità stessa di Babilonia. Il racconto poetico si ferma qui o forse no. È possibile ricominciare? Magari in un’altra maestosa dimensione, dove il tempo è concessione per fugace redenzione. [Eugenio Rebecchi ]
Independently published
34 pagine
9798395496904