Passato accanto
Gian Genta è come un treno che ti si scaraventa addosso: è diretto. A volte brutale, ma fiero e coerente. Non scordiamoci “originale”, che non serve solo a far rima, ma è una delle tante qualità della scrittura di Pedro, così come lo chiamano gli amici.
Lotta contro il quotidiano e l’ipocrisia: binomio imprescindibile visti i suoi tanti anni di attività politica. A volte rassomiglia ad un maestro del pensiero che ti butta giù due righe, in cui puoi ritrovarti tu e il tuo io più profondo. Ma la sensibilità è diversa, è matura in Gian Genta quella filosofia letteraria tanto cara al De Sanctis: “l’ideale calato nel reale”. La vita come semenzaio del nostro essere uomini, delle nostre esperienze e di una sottile saggezza “crudele” che è molto vicina all’autore.
Come tutti sappiamo, a volte, la verità nuda e cruda può far male. È proprio da lì che Gian parte per poter riflettere in acqua stagnata un io universale.
Al lampo dell’aforisma, unisce una qualità poetica che si innerva e riproduce nel paesaggio ligure, terra di grandi cantori. Uno degli aspetti più incantevoli del suo pensar poetico, è quella dolce unione tra le molteplici sfaccettature dell’io e la coerenza di ritrovarsi tutti uguali di fronte all’apparire del mondo.
“[…] Tutti si somigliano come nella vita di tutti i giorni
quando si stringono le mani
e ad alta voce si ripetono pensieri
che altri hanno pensato”.
È proprio lui a confessarcelo in questo stralcio di poesia. La sua acuta riflessione sul viver giornaliero, deriva da un carattere ostile che non fa passare nulla di ciò che non vede chiaro e onesto. “[…] Non so se questo è un bene”, si domanda l’autore. Il finale di quest’altro suo scroscio di parole è confortante ed esalta ancor di più la sua poesia del vivere: “… Ma ne vado orgoglioso”.
Marco Sabatelli Editore
102 pagine