Passi di libertà silenziose
Menotti Lerro, giornalista, scrittore e poeta, con questa nuova opera torna a sussurrare melodie per ascoltatori attenti: “Passi di libertà silenziose”. Tristezza, angoscia, sogni svaniti e un’eterea dolcezza camminano mano nella mano tra le pagine bianche del libro, lasciando cadere soavi gocce d’inchiostro nero da cui la musicalità delle parole s’innalza, tra soffusa quiete e tormentati battiti del cuore. Quel cuore ancora capace di parlare e di suonare la sua musica.
Così i passi cominciano a lasciare il proprio segno sulla brecciolina del terreno, non appena l’introduttiva e lunga elegia Polvere di Croce fa fluire nell’aria la sua poesia, a tratti struggente e sognante, altre volte incisiva e pungente, ma sempre affascinante nelle sue slegature emotive che si ripercuotono ancora nelle lettere “Ecco perché non ti scrivo”, abbandonate a una costante tristezza di fondo che accompagna le parole col suo dolce guinzaglio e traina emozioni e pensieri verso strade sconosciute.
Ma la bravura di Lerro non finisce qui perché con le brevi Novelle ritmi e sensazioni si susseguono in placati vortici letterari, ben costruiti e capaci di mettere in moto l’interiorità del lettore che a sua volta deve immedesimarsi nelle atmosfere dei suoi racconti di vita, quella vita così bella ma anche portatrice di sofferenza.
Così, dopo le novelle l’autore prosegue il suo cammino di libertà attraverso una nuova serie di lettere, scambiate con una Giulia che si nasconde dietro fogli fatti di lacrime e passione, e con una piacevole sequenza di brevi dialoghi teatrali che chiudono l’opera con eleganza e notevole bravura stilistica, doti che Menotti Lerro ha saputo far sue grazie ad un modo di scrivere toccante e soprattutto piacevole da leggere per quanto esso sia coinvolgente in ogni suo meandro che corre tra vita, morte, dolore, pace, quiete e soprattutto... libertà.
Plectica
166 pagine