Polaroids #1
Lorenzo Bonadè; apri il suo libro, leggi la prima poesia a pagina undici e rimani come imbambolato dalle immagini, da un calderone crudo e intenso di flash da un rigo, che scattano emozioni in inchiostro da varie parti del mondo.
Una poesia che è sempre corale nel suo crogiolarsi in situazioni a volte estreme e paradossali. Nelle perle poetiche di Bonadè, trovi il sacro e il profano, il giorno e l’abisso, “Puttane negre che praticano riti vodoo nella periferia milanese” e “la fioritura nel roseto”, a Madrid.
Ti viene quella voglia insaziabile di leggerti una poesia ogni ora, per poter gustare in quell’arco di tempo le immagini che il poeta piacentino riesce a incarnare dentro di sé e gettare poi in quel fango poetico che è la sua poesia.
Come un Salgari moderno, viaggia nel nero seppia del nostro mondo, sfregiando la sua tela con scatti psichedelici e noir. Una sorta di Bukowski-ermetico, tanto per fare un paragone un po’ azzardato letterariamente. È sicuramente una poesia che si incrocia con l’ermetismo, un genere da romanzo noir, il gusto per il blasfemo, e un tocco di maledizione.
Quando è complicato dare una collocazione precisa a uno scrittore, vuol dire che ci troviamo davanti un personaggio e una letteratura interessante e nuova, originale.
Le sue poesie rappresentano il rosso e tanto di nero; nuotano nel caos di melma di questo mondo moderno. Lorenzo Bonadè ci sguazza dentro, ma se ne distacca di tanto in tanto, per mettersi lì ad osservare il mondo dall’alto, con un occhio pigro e con l’altro acuto.
Blu di Prussia
102 pagine