Tra Scarpe&Farfalle
I versi di Fabia Muscariello, presentati da Sandra Cervone, risuonano al lettore come lontani richiami di martin pescatore, delicati e fragili echi di pensieri sullo sfondo della risacca. "Tra quelle conchiglie rotte e salate ho mosso i miei primi respiri/ la vita mi accoglieva appena e io già volevo tornare indietro": inizia così "Ventilato", a mio avviso una delle più belle liriche di questa piccola raccolta. Solo chi è nato accanto al mare può comprendere appieno cosa significhi quel senso di pienezza e al tempo stesso soffocamento che si prova, quando si ha davanti l'orizzonte liquido e dietro un fazzoletto di terra che accoglie, protegge, nasconde, a seconda dei tempi ("Sarò figlia di gamberi/ o disegno di gabbiani").
Il poeta fugge a se stesso ma non può fare a meno di comporre: questo il suo destino, questo il destino di Fabia che si coglie a fotografare gli istanti incerti del suo cammino nella piena consapevolezza di avere "un viandante sconosciuto" dentro sé. Il vero poeta scrive per sé, ma trascina chi si imbatte sul suo cammino, perché insegna al viandante a guardare il mondo intorno e comunicarlo attraverso parole eterne, intime e corali al tempo stesso. La poesia dona saggezza ma non ripara dal desiderio di certezze e di quotidianità a cui l'essere umano si aggrappa per sfuggire all'infinito cercare. L'autrice anela alla stabilità (“Voglio vivere/ sul castello di cui mi fido”), ma al tempo stesso avverte indomita: "si vola con le ali/ io ho solo scarpe/ tante e troppe/ e amo la terra ma guardo sempre il cielo". Ma lei riesce a volare anche con le scarpe, e in “Ogni cosa che non vivo” ci svela il suo segreto: a volte per non soffrire è meglio tacere (“Solo nel silenzio mi accorgo/ che il mare è bello anche se non è davanti a me/ perché quando non posso vederlo/ trovo i remi giusti per raggiungerlo”).
La poesia non è consolatoria e non garantisce ascesi: chi scrive volando vive anche nel mondo, con la testa fra le nuvole ma con i piedi per terra. Ci si accorge così dell’estrema necessità di difendersi, di non lasciarsi travolgere: ne scaturisce un vero e proprio breviario laico di sopravvivenza al passo incerto della vita, “Riflessioni di un’accanita pensatrice”. Il male incombe ma ogni risveglio è un’occasione per ricominciare e Fabia, la poetessa generosa che riconosce a noi di Aphorism di lavorare con amore (“e si sa che l’amore è cosa sconfinata”), proprio a una dichiarazione d’amore per Gaeta affida il suo finale, la sua città dove “… al mare fan brillare gli occhi le barche/ e a me bruciano a immaginare”.
Gruppo Albatros Il Filo
59 pagine
8856711338