Un'idea qualunque
Capita raramente di leggere poesie sorridendo: ma non ci si può impedire di farlo, leggendo la raccolta di Giuseppe Terracciano.
Brevi, folgoranti intuizioni, anche dolorose, amare riflessioni; tra queste, ci soffermiamo su "Stanno passando": è sufficiente il titolo di questa poesia sobria e raccolta, con a fianco la foto di una solitaria strada imbiancata di neve, a darci la sensazione immediata di una desolazione senza ritorno.
Delusione e sì, sorridente, ecco quanto ci offre la tenera lirica intitolata "Che 'tte devo dì": in pochi versi viene tratteggiato elegantemente un amore finito, ma con una straordinaria capacità di mettersi in causa in prima persona.
Bellissimo, veramente da leggere e rileggere, il testo di "Fratello dormi tranquillo", versi stretti e acuti e quella chiusa formidabile "Non lascerò che morda i tuoi sogni", accompagnato dal disegno così evidente e così parlante.
Da non mancare poi, in "Profondità", l'immagine dei due mari che si incontrano, simbolo chiaro dell'incontro fra due persone: e quanto di sommerso e quanto di non detto, con la chiusa illuminante che ci riporta con tanta umana umiltà alla nostra incapacità di rispettare gli altri.
Si legge con piacere il "Quaderno delle citazioni"; da apprezzare in particolare l'Epitaffio: brevissimo, folgorante, un lampo di genio divertito.
Un testo agile, che si presta a parecchi livelli di lettura, e che lascia supporre una capacità introspettiva unita ad una eleganza di stile davvero notevole.
35 pagine