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La mia carne è issata a questa croce di vie, le gambe e le braccia
inchiodate al crocicchio di monti indigesti come bocconi in cui i
castagni sono spine. E nella gola dell'inverno passano appena,
forse soltanto una volta.La mia pelle sta stesa sui giorni che qui
sanno di lucciole a maggio e se anche mi voltassi altrove,
con la testa affamata di addio, dilanierei il cuore. Ne trovereste
brandelli dai sentieri, dolci mulattiere arrossate dai tramonti
e dalle acque rotte degli acini, fino  all'incudine su cui dormiamo tutti,
dove il sole  batte fino ad averci.