6 Febbraio 1963.

Eri già lì,
quando  nascevo.

Mi osservavi
dall’angolo di quello stanzone illuminato al neon,

con sguardo assente
e occhi vitrei,

mentre io non potevo far altro
che  piangere e pisciarmi addosso;

... e mentre crescevo
mi seguivi da lontano
nei miei giochi da bambino.

avvicinandoti a me
ogni qualvolta
mi cacciavo nei guai,

o mi ferivo...

ma non Ti ho mai vista
allungare una mano per aiutarmi...

stavi lì
ferma,
senza dire una parola.

...quando poi divenni adulto
iniziai a puntare in alto

sul tavolo da gioco della vita;

e anche allora
ti rividi un paio di volte...

ma mentre io invecchiavo
Tu eri sempre la stessa di quel giorno
nello stanzone al neon...

Gli anni scorrevano
e le giocate con la sorte
si facevano sempre più ardite;

sempre lo stesso colore,
sempre lo stesso numero,

e da lassù gli Dei
ammiravano il mio coraggio

lasciandomi vincere...

Ero convinto
di poter calpestare il mondo con lo sguardo,

ma questo fu un pensiero
che non piacque a Loro...

Così la pallina
finì su di un altro colore,

sotto un altro numero,

scaraventandomi di nuovo sulla strada,
da dove ero venuto...

Ed è stato proprio sulla strada
che Ti ho incontrata di nuovo...

e hai ricominciato ad osservarmi
con il Tuo solito sguardo,

ma con più attenzione.

...però questa sera sono qui,
chino su me stesso,
che cerco di non pensare,
chiedendo aiuto alla bottiglia...

Sono una brutta immagine,lo so...

stanco,
disperato
e
vuoto nell’anima.

Credi che non Ti abbia vista dietro alla finestra?

Sei sempre Tu...

e mi é parso anche di vederTi ridere...

e quando cammino

guardi sempre

nel punto
dove metterò l’ultimo passo.

Cosa fai là fuori?

Non senti che freddo fa?

E’ lo stesso freddo che faceva
il giorno che ci incontrammo
per la prima volta
all’inizio della mia vita...

Ma
adesso è diverso...

adesso ci siamo solo io e Te...

adesso è il momento...

adesso non mi muoverò...

adesso

lurida puttana

puoi entrare...

ho lasciato la porta aperta.

HAL