A cento metri da me stesso
Le facce di Luna fra nuvole beige,
cantavan tenui serenate d'estate,
le bionde stelle su questa notte
danzavan sopra le onde del mare.
D'una bambina i giochi d'amore
raccolti dal vento in mille parole,
conchiglie che danzano attorno ai falò.
Chitarre e vino, strane danze tribali
di riti pagani di eretici maghi,
storie di sbornie che la Luna cantò.
Spasmi d'argento del vento fratello
gravide dune di sabbia avvolgean,
le fronde verdi fra i rami cantavan,
gonfiavan vele d'un antico vascello.
A cento metri più in là di un fiore,
dentro le vene gonfie della città,
dentro le mura della libertà,
fra fiumi di sangue, rosso d'amore.
D'una bambina secche parole,
raccolte dal vento poi fatte rumore:
"Attenti, i pirati arrivan dal mare!"
"E corvi nervi fra i merli imbiancati!"
Scudi ed arceri, soldati parati:
ora l'isola è pronta a affrontare il terrore.
E cento metri più in là io nacqui,
cento le voci che s'udiron nel vento,
cantava Luna il suo grande sgomento,
suonato nei flauti da magici ratti.
Cento metri più in là di un fiore,
sotto le stelle, su le onde del mare.
Perse le strade, smarrite le rotte,
cantava la Luna, ballava la notte.
D'una bambina le grida d'amore
raccolte dal vento poi fatte calore,
conchiglie che ballano attorno a un falò.
Le perle ghiacciate di un'argentea brina,
le terre sterrate, l'erba della collina,
le storie di parti che la mia Luna cantò.