A mia madre

Altri eventi hanno fermato
la mia mano,
ma quante volte avrei voluto
scrivere di te, madre.
Oggi no, il tuo viso
radioso nella giovinezza
ha preso il sopravvento.
Ricordi d’estati luminose,
di un tuo sorriso, di un tuo abbraccio.
Fiori di ogni colore
nel nostro giardino.
Il tiglio poderoso alla cui ombra
riposavamo;
era il tuo tiglio, madre!
Dialoghi segreti,
segreti annunciati,
di vita e di sospiri,
di conoscenze misteriose
e affascinanti.
Assieme facevamo ricami
su tovaglie fiorite.
Allegra cantavi mentre
preparavi le pietanze,
poi chiamavi noi bambine,
che smettessimo i nostri
giochi in giardino.
Sedute sulla panchina
sotto casa,
parlavamo di progetti futuri.
Alla sera passeggiavamo
nella campagna,
mentre i grilli cantavano
e il cielo e le stelle brillavano
nell’immenso.
Un silenzio infinito
ci sopraffaceva.
Pareva un silenzio di pace, forse invece
preludio di tristi giornate,
di lunghi interminabili
abbandoni.
Una nuvola nera
ha invaso la
nostra casa e tu, madre,
perché, perché non sei uscita
a respirare aria pulita?
Questo interrogativo
rimarrà in eterno,
come eterno sarà
sempre il mio cuore
di figlia.
Madre, il mio amore
per te, riparerà
ogni ferita,
che troverà pace
solo nell’universo
e nel cielo stellato
di una notte d’agosto. Ottobre 2004