A mio padre, dipartita di un pittore
Ecco che torno
Ancora qui, cammino
Sospeso a un viale di croci e angeli
Che solo il grido delle
Rondini taglia,
quando la luce è trasparente
Come l’acqua e l’odore di
Buganvillea la trapassa.
Allargo le braccia e sento che
Sei nell’aria, un’immagine
Che riveste il cielo la tua, alta
Su un piccolo lume acceso
Più che straordinaria.
Anche i cipressi avanzano
un loro canto nella tenera
ombra dei meriggi, qui nei
silenzi precipitati da secoli
che richiamano i lamenti delle vedove.
Dove sei pittore di ponticelli
esigui, tu custode
delle proprie dimore,
tu che avesti il passo
leggero come le piume,
labbra di innocenze schiuse,
anche queste rose che
urtano il venticello a te
connettono, e i sensi di queste
ortensie oltre con me ti
afferrano il sorriso tenue.
Ma se il tempo del dolore
Prosciuga il mare
di lacrime, le dighe dell’anima
svuotano a effluvi il proprio alito
e le iridi si spaccano,
viene il dubbio se sbandiamo
cio che sarà il futuro,
non resta alto che un suono di preghiera
sussulto nella sera.
Era ciò quella sinuosa linea
Nella tua mano che leggevo, sottile
In cui figurava il passato,
una lettera in cornice a
testimonianza di una combattuta fede
romantica, col tuo nome bene
iscritto, era per te l’amore
amato fatto presagio,
col cuore e un pesciolino li lasciato.
Ho provato ha riempire quel
Vuoto che hai lasciato con una
Sciarpa e un occhiale che
Solevi portare,
per darmi speranza ma non
ho fermato una sola lacrima,
dove sei cacciatore di
fortune, tu vincitore vinto,
pifferaio fischiettante in vetta
a un sole, libero dalle catene
ci vedi ora nei contorni più
accesi, ma come chi è
partito lontano dalla dolce amata
a cercar fortuna noi ti
aspettiamo venire col
vestito nuovo e le canzoni dell’epoca rare,
il sorriso furbo scintillante
di chi visita paesi
oltremare, tu l’amico fedele
il miglior padre.