A vanvera forse una margherita
Scrivo e vivo, vivo e scrivo
ricordo e scrivo, scordo e scrivo,
ma c'è che le parole prima o poi finiranno
e come potrò esserci ancora fuori da questa pelle...
Mi cammino dentro come fossi un'altra
invadente forse, oppure necessaria
e non c'è pretesto per fermarmi, eppure sì!
Però non so come spiegarlo
ed ecco che le parole falliscono
in grembo, afone, in quello strappo in fiamme
che solo io so, ma dov'è no!
Giacché è infinito qua
e dove inizio io lo ignoro
ma forse è là che dovrei arrivare
per non udire mai più il richiamo della penna
Oh, questa penna! Sghignazza a volte
molte altre stramazza
e chissà che pensa di una pazza me
Pazza per dir normale poi, troppo normale penso
e sta qua il taglio tra me stessa e ciò che ho intorno:
niente è normale, o quasi.
Che ci faccio quindi qua?
Per caso certo, che caso strano!
E giro e giro, strappando terra alla terra
con cui riempirmi i pugni vuoti
e le nocche sono asciutte perché a bussare al vento
risponde sempre ‐Vai!
Dove? Non so!
E tuttavia ubbidiente vado e vago
fino a piegar lo sguardo tra le api in festa,
avranno mai nettari per me? Magari semplici
di margherita forse, perché no? Perché no!