Anno ab urbe destructa
quinquagesimo sexto.
Ti ricorderà in un gruppo di giovani
un anziano, di oggi bambino,
ti ricorderà cenciaiola,
e ‐ incompreso ‐ piangerà:
che non ci sarà una migliore
di questa orrenda, mendicante,
di questa morsicata, gobba,
di questa inchinata su sestessa,
decorata come con fiori
dal lutto alarinese...
Quella bella ricostruita
indifferente guarderà,
porgerà il dito sulle labbra
e ‐ incompreso ‐ si inginocchierà.
Anno ab urbe destructa
quinquagesimo sexto.
E nel terzo millennio,
e nel quarto millennio,
e credete posteri! ‐ In eternità.
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