Al paradiso dei mendicanti d’amore

E’ stato uno strano risveglio,
nel labirinto dei pensieri del giorno
c’è una gemma sconosciuta nel menù
in vendita al mercato del giglio,
il bianco nello stemma e lo scrigno
delle emozioni ancora in blu.

Eppure eri ancora tu a guidarmi
nelle vie di una città senza dolore,
i solchi del destino a sfidarmi,
col vento che disperde l’odore
di foglie e fiori informi.

Credi d’aver visto ancora l’umano:
una grotta col cartello "affittasi
solo agli amanti col raffreddore”,
e la fila delle anime al settimo piano
del paradiso dei mendicanti d'amore
in vana attesa della prossima estasi.

E di un film dove alla morte si sopravvive
e l’eterno è una scelta personale,
o solo il confine di risposte elusive
nei sogni confusi di una notte boreale,
vere come un gioco d'ombre sul fianco
della montagna nella notte senza stelle
o come un danzatore di flamenco
nella terra dei draghi e delle caravelle.

Non abbiamo capito‐ interrogo il quaderno‐
cosa c'è da sapere di più di questa gabbia,
se non che siamo stati un freddo inverno,
un arcobaleno che filtra tra la nebbia
una luce spettrale, un suono sordo
un temporale senza lampi d’argento
e una canzone finita a metà accordo.