Al tempo in cui...
una dopo l'altra
tutte le mie cose erano finite:
la famiglia,
la casa,
il denaro,
il senso della vita,
il rispetto verso me stesso.
Ero diventato nervoso e insofferente.
Vivevo in un monolocale
davanti al porto di Genova.
Costantemente in ritardo con l'affitto.
Il proprietario
che abitava qualche piano sopra me
non dimenticava mai di ricordarmi che ero un fallito.
Era lui che ritirava la posta
che arrivava dalle case editrici
per comunicarmi il loro rispettoso rifiuto.
“C'è posta per il grande scrittore!” ‐ mi scherniva.
Io mi chiudevo dentro quella stanza
e aprivo le buste:
<...e dopo un attenta rilettura dei Suoi testi siamo lieti di informarLa che nel caso Lei desiderasse riunirli in un volume
al modico costo di...>
<...siamo spiacenti informarLa che, a causa del contenuto eccessivamente scurrile dei Suoi “testi”, non potremo...>
<...desideriamo inoltre informarla che anche scrittori di fama internazionale, dovettero autofinanziare i propri lavori per...>
<...e così questa è la nostra proposta: suddividere in due (2)
volumi i Suoi racconti e le Sue poesie dal costo complessivo di...>
finiva tutto nello scarico del cesso.
Era quello il mio posto: il cesso.
Ogni tanto entrava qualche donna in quella stanza.
“ questo posto fa schifo!” ‐ dicevano.
“ se non ti piace puoi andartene” ‐ era la mia risposta.
E se ne andavano.
Ma solo dopo aver preso una buona dose di cazzo.
Era così che funzionava.
Donne vestite bene e profumate
che provavano il brivido della povertà
accanto ad uno pseudo scrittore
che le avrebbe trattate
come a loro piaceva
e cioè come puttane.
Donne belle e brutte
donne giovani e vecchie
donne intelligenti e stupide
Donne che fingevano
di apprezzare ciò che scrivevo.
Donne con gli occhi languidi.
Donne silenziose.
Donne che puzzavano.
Donne a cui piaceva sentirsi dire: “ sei una troia!”
e tutte che rispondevano allo stesso modo: “ sono la Tua troia!”.
Per salvare le apparenze.
Ma sapevo che sarebbero state le troie
di chiunque fosse riuscito
ad entrare nelle loro mutande.
Una di loro mi disse:
“ Resta com me e la tua vita cambierà!”
“ La vita non può cambiare – risposi – puoi solo renderla più accettabile”.
“ Meglio una vita più accettabile che una vita di merda come la tua!” ‐ gracchiò.
“ Meglio una vita di merda come la mia piuttosto che una vita
di merda 'accettabile' come la tua” ‐ fu la mia risposta.
“ ADDIO!” ‐ urlò mentre usciva dalla porta.
Nel richiuderla notai una busta infilata sulla maniglia esterna.
Non era quella di un editore.
“ ...e se non provvederà, entro due (2) giorni, al saldo dell'affitto da Lei dovuto, sarò costretto, mio malgrado, a chiederLe di abbandonare il locale di mia proprietà. In caso
ciò non dovesse avvenire La informo che provvederò allo sgombero coatto con le Forze dell'Ordine le quali...”.
Al tempo in cui
ricevetti questa lettera
ricordo che avrei voluto rincorrere
quella donna
che mi aveva promesso
una vita migliore
ma dopo tanti anni
sono certo che
sia io
che lei
facemmo la scelta giusta.
Hal