Amore fondo
La pelle languidamente
addormentandosi spegne
le membra accoccolate.
L’io si va inquinando
di smeraldo fresco e cielo
trasportato dal fruscio
della piscina immensa,
d’ogni dolore assente.
E così nell’assenza pura
trova spazio la memoria:
si conficca nella schiena
risputandoti nel mondo;
nelle lacrime del verbo;
nel ricordo di quel corpo
che donasti senza tregua
nel sudore d’incoscienza,
in quelle notti di Sabba,
soffocata nell’ardore
infiammata nel trasporto
per un cuore inesistente
per un uomo burattino
d’una ragione mascolina
animale e limitata.
Tu audacemente bella
ostinata e sorridente
profumata e ferita
ti asciugavi in quelle mani
che mai seppero lavarti;
ti vestisti del suo corpo
che mai seppe riscaldarti
e sperando continuavi
porgendoti, invitando
per nuotare verso il fondo
per godere un istante
come quando da bambina…
Ma si sfondano le acque
risvegliando le correnti
e la forza dell’accordo
per i due corpi sostegno
oramai così sottile
inutile si frantuma
e adesso là di fronte,
una volta su quel fondo
che fu pronto a rilanciarti
per donarti l’assoluto,
ti deprimi nel vedere
che là giace solitario,
in attesa, moribondo.
A Anna.