Ancora una volta

Avrei voluto portarti – ancora una volta – al mare,
portare l’orizzonte azzurro nel pozzo dei tuoi occhi,
i tuoi piedi delicati dove l’onda accarezza la sabbia.
Avrei voluto darti una danza d’acqua,
un velo chiaro di salsedine su ogni pena,
un giorno di vento mite e conchiglie,
di sassi rosa infiniti.

Avrei voluto portarti – una volta ancora – sulle agre rocce
del paese natio, dove la tua infanzia si è scolpita nel sempre,
dove hai vissuto la terra e il grano, la neve e il “palazzo”,
la scuola dove per entrare portavi il ceppo di legno,
la casa dove hai cresciuto a uno a uno i fratelli.
Avrei voluto vederti il sorriso del tempo,
l’anima senza catene.

Avrei voluto portarti un’ultima volta
su un prato, come lo hai sognato
ma conscia che camminare non era possibile.
Ti avrei fatto correre sulle mie gambe,
ti avrei portato a vedere la valle, la sorgente,
le greggi e i fiori seminati nel sole.

Avrei voluto, ancora una volta,
sentirti dire “la vita è così bella”.