Andata e (forse) ritorno
La strada che porta lontano da me
è dritta e senza ostacoli.
La percorri senza fatica
anche se ti volti a guardarmi
perché hai una nuova meta,
un nuovo luogo da vivere,
con nuovi e più vividi sogni.
Se mai tu volessi tornare,
riprendere inversa la strada,
la troveresti cambiata.
Diversa nel senso diverso.
Arduo sarebbe percorrerla,
irta e difficile a fare
ostacoli ad ogni tuo passo
ti sembrerebbero indomiti.
Ostacoli che nascon da te,
paura, ansia, orgoglio.
Paura del tempo passato
di giudizi, odio, vendette.
Orgoglio di non dire ho sbagliato,
l’ansia di un mancato perdono,
di occhi che guardano oltre,
di spalle girate a lasciarti.
Di domande pressanti
rimproveri, accuse, condanne,
di braccia richiuse a respingere.
Se mai la dovessi riprendere
nel senso che riporta da me,
domani, tra un anno, tra anni,
non devi veder quegli ostacoli.
Non mi dovrai dire ho sbagliato.
Non mi dovrai chieder perdono.
Vedrai i miei occhi guardarti
negli occhi, cercando il profondo.
Vedrai le mie braccia abbracciarti.
Parole soltanto d’amore,
gesti che ne emanano altro.
Ne danno, senza chiedere in cambio
che il senso di una nuova presenza.
Non devi veder quegli ostacoli
perché cercherò di spianarli,
di rendere liscia la strada,
di darle un abbrivio in discesa.
Perché, se dovessi rifarla
vorrei che sia svelta da fare.
Perché ogni minuto che tardi
è un poco di cuore che manca.