Atelier

La piccola figura apparsa
‐da quale spigolo?‐
parla col mio pensiero
già prima che alla tempia sia rintrono.
Lui che amministra la follia
delle mie nocche vuote
mi fa un bilancio di ectoplasma
‐tale divento, pane al suo sorriso.
Lo chiama il tempo
mi muore in faccia lento
tronchetto erboso che si affloscia.
Nelle orbite ho pianeti sconosciuti,
il pugno della mia esistenza
picchia sui muri per fuggire a ieri,
al non sapere se aggrapparmi e dove
se ho scelto il poco eterno
di poppe madide di una compagna
per l’illusione di non essere
un niente d’ossa
al cospetto di un niente
dalla statura enorme,
addio empatico che latra
rinchiuso nella nicchia.
Ora, chi mi resuscita?

Ispirata a “L’assassinio del commendatore”, Murakami Haruki.