Benché tu sia così bianca...
Benché tu sia così bianca,
questa sera,
alla luce dei fari che ti illuminano
con violenza,
benché tu sia così bianca,
nave dei sogni,
pure c’è un solco di fango che ti segna la fiancata,
laddove fosti ghermita dallo scoglio,
laddove venisti giù,
lenta,
senza pietà verso chi ti viveva indosso.
Senza pietà fu lo scoglio,
senza pietà e coscienza
fu l’essere umano,
dimentico del suo dovere di capitano.
Senza pietà fu l’errore,
che ti precipitò ad affogare,
a metà,
in quell’acqua nemica.
Ma questa sera,
mentre uomini e funi ti traggon via
da quella melma verde che ha coperto
il tuo fianco immacolato,
torni per qualche istante
al tuo candore perso,
a ricordare quanti ti videro solcare,
forte e sicura
il mare.
Ma non avesti colpa,
coi tuoi oblò,
coi tappeti e le scale,
le piccole cabine
e le lucenti sale
piene di specchi.
Non avesti colpa,
nel privare, quasi d’un tratto,
in momenti frenetici di panico,
della gioia, della vita, degli amori
chi si era immersa in te,
nel ventre tuo
destinato a restare sopra il mare
non dentro il fango, invece,
ad annegare.
Ma questa notte sei tornata bianca,
sotto i fari,
mentre lacci, argani ed umani,
ti traggon fuori
dalla melma nera,
sei destinata, domani, alla tua fine.
Questa sera ti guardo
per un’ultima volta,
come se fossi quella
che più non sei
e il mio pensiero vola
a quei dispersi,
che non renderai.