C'è una valigia vuota che aspetta la tua voce.
C'è una valigia vuota che aspetta la tua voce,
il verso taumaturgico del fruttivendolo non abita più la strada,
denutrite alchimie bizantine fingono orgasmi letterati,
quadricipiti in esposizione sui davanzali decorati di retorica.
C'è un giradischi spento che aspetta le tue mani,
proiettori di buio crocifissi ai muri ingrigiti dai ricordi,
posate di legno rivestite d'olio di gomito,
bandi di concorso ad annunciare l'abitudine alla sconfitta.
C'è un cassetto chiuso che aspetta il tuo sorriso,
chiave di cera, una volta, arrugginita da saliva bollente,
archetipo in disuso ostentare familiarità con l'inesplorato,
ciclamini di velluto sbocciano su tele di seta dai capelli cotonati.
C'è un dolce profumo di occhi bagnati che illuminano,
i giorni felici sono gli attimi trascorsi con te,
tra le cose dimenticate dalla vita
c'è una valigia vuota che aspetta la tua voce.