Canto libero

E tu,
Che come pargolo portato nel letto di un fiume
Venisti a bussare alla mia porta
E mestamente ti aprì,
Fui colpevole?
Certo che no!
Poiché uomo schivo ero io,
Inutile elmo e scudo romano
Io indossavo,
Mai più candore liberava il mio viso
Dall’incertezza di una crudel vita,
Mai più anima in pena io ebbi
Quando noi nell’assolata campagna,
Facevamo all’amore
Ed era tutto,
Era magnificamente tutto,
Una danza di soavi corpi ingrigiti dalla vita
E tumefatti da una matrigna terra corpulenta
Di avarizia e mero egoismo.
Orsù ammirami mentre come un fringuello
Mi agito in convulsioni
E pienamente,
Con quanto amor ho nel cor,
Intono il nostro canto libero,
Mio fiordaliso in cupo essere.