Caro Van Gogh

Più ti guardo negli occhi
dei tuoi autoritratti,
più mi racconti
la tua storia
tra vene di malessere
e poesia,
tra umanità che grida
e una ingorda melanconia.
Sfuggivi dai confini,
ritraevi la realtà
nella sua forma
più poetica e sacra,
in ogni tua opera
aleggia la purezza,
quel giallo di quei girasoli
ha vinto sulla tua solitudine
che lasciavi respirare
nei campi di grano,
quei turbinosi cipressi
sembrano fiamme
che vogliono toccare il cielo.
Il tuo mistero
è rimasto a parlare
nella tua arte
amata da chi il mondo
lo ama
e chi se ne sta in disparte
t'immagina pregare
nella luce del vespro
o t'immagina ancora
dipingere
all'aria aperta,
nella brezza sublime
e nel dorato di un'aurora
che appartiene all'eterno.