Cenere
Dissipo l’ombra in un soffio di vento,
spoglio il mio nome di suono e sostanza,
resto l’eco di un lume morente,
la scia senza volto d’un tempo consunto.
Fra i rami d’inverno s’annida il silenzio,
schegge di cielo tra foglie disfatte,
la notte s’adagia su spalle d’assenza,
vela d’argento sul buio profondo.
Cenere fui, cenere torno,
grano disperso nel vortice cieco,
eppur la memoria mi tesse l’inganno:
sogno d’essere carne, sepolcro di fuoco.
E se la pioggia lambisce le ossa,
e se la terra m’invoca al ritorno,
resto sospeso, frammento smarrito,
fra labbra di vento e ombre di nulla.