Cento 36
E' vero: ti sono gemmata a bordo mentre scioglievi
il cappio alla prua e non mi sapevi creatura di arrembaggi
se distratto o arruffato tagliavi alla tua strada un altro giorno.
Forse non ti aspettavi la ressa che avrei fatto alla tua bocca
per prenderne il gesto vacante e quanto avrei bevuto
della tua bora di parole. Io non ho mai goduto di grandi
certezze e tu mi hai invasa con la bonarietà della bella
stagione quando lascio giocare ai pensieri una partita
di sole ed attendo che si stacchino a morsi le sconfitte,
quando sui muri soffia a mezzodi una sola impronta di afa
e guizzano vivaci code e pistilli. Tu mi hai preso
ciò che ancora non avevo, hai improvvisato un numero
dalle mie ossa arrese: così mi hai insegnato che la
felicità non replica dove è scritturata in ritardo.