Cento 39
Hanno provato a guarirmi, e con grande ingegno.
Mi hanno esposta alla mite corrente del sud,
iniettato i polmoni di destrezza e coscienza, passato
sul petto circa otto vettori di pace. Ma rimaneva sempre
fra il battito e la morte uno spuntone, come in un campo
arato una zolla capricciosa e furbetta, una volpe di
semenze riemerse. E più hanno tentato di sgorbiare
quella promessa mancata, più mi sono involuta
al desiderio di malanno. Fino al giorno del tuo
compenso: venivano in cielo le solite storie
di luce deflorata dal corteggio del buio.
E poi eccoti: sull'uscio di una stagione che
non sapevo a dirmi che non ero infinita
nel morbo, ma solo in attesa del giusto
trapianto di gioia, di farmi piagare
nel verso che mi appartiene.