Cento 41

Questo è il mio ragno, il mio danno, la botola, il cappio.
Io sono sette sequenze sbagliate ed accordi in disaccordo,
un tetto senza più mestiere, il gradino maciullato dal tempo,
la stanza imputridita e la bocca di umido.  La tristezza a volte
è il mio sensale,  mi compra bene una dose ogni giorno,
quando tu volti il sorriso e dici che è tardi, quando non
credi più santa la domenica della mia schiena e pensi
non sia venuta a battesimo la stella che cerchi tutte le
notti. E lei invece sta lì, già piano arrossendo.
Questo è il mio anno, la mia casa non ha fondamenta,
questo è il mio cuore e non ha orfani, solo un atrio
che ti aspettava contrito, come una camera
ardente già allestita alla veglia.