Cento 46
Oggi ho avuto pietà della neve, stanca e superstite
moriva sull'unica cima che non l'aveva scrollata.
Della neve conservo l'odore sotto i piedi delle elementari,
la giubba del primo giorno di scuola, un manto di storie.
Io di quale disastro verrò a capo?Di quale matassa farò
la bambola e il nodo? Perchè non mi hanno uccisa
alla tristezza? Allora era il momento, l'occasione: e non
c'erano prove, testimoni, rumori. Il silenzio era il silenziatore,
la mia pelle non avrebbe fatto la sagoma, era facile pulire
la pozza ed il pozzo. Perchè mi abbiano fatta superstite
del biondo massacro di male di cui ero figlia, non capirò
mai. Forse perchè possa tracciarlo con una lista
di sette superstiti, dal punto alla virgola ognuno
lascerà le sue impronte. Sulla pagina un solo
fiuto correrà mesto ad alzare l'indice, a stanare
il colpevole. Ma condannerà me.