Cento 55
Sono stata un buon ventriloquo al dolore: gli ho
fatto da spalla e da frattura, ne ho fornito i connotati
senza scomodare una porta fra le labbra.
Nei miei numeri randagi, devo aver crocifisso
la felicità un paio di volte: era un aliante e una peste,
una foglia ed uno stambecco. Lei mi ha vista ma
non ha sorriso: aveva una faglia per cappello
ed una lancia come bastone. Ha sgambettato
a lungo per trovarmi, io le ho coperto gli angoli
delle mie ossa con la mano perchè non fosse
offesa dal mio corpo, eppure mi ha accarezzata
solo di striscio, come un proiettile che non mi voleva.
Più volte mi sono messa in posa come una
fila sdentata di mattoni perchè mi spuntasse al
mio carceriere, ma ne ho sentito fastidiosi
il rigurgito ed il ripudio. Era pomeriggio, grigio
e novembre quando poi si è decisa a
riconoscermi un pezzo della sua carne.
Ed è stato quello il giorno del tuo cognome.