Cento 56

La mia gemella è arrivata che il mezzogiorno
era già morto nella fonderia della sera, liquefatto
e sgorbiato dalla comunella scialba delle stelle d'autunno.
La mia gemella ha infilato per prima  i pedali, cadendo
per gironi di poche rose e troppo rame. Ha assaggiato
il mare mentre io guazzavo nella tinta del grembiule
di mia madre, stanato un telaio di lettere rachitiche
mentre io ancora ne fiutavo il fuso. La mia gemella
mi ha trovata con la gola incatenata ad un unico
sapore, con le gambe ammanettate ad una cella
di collina. Ha riconosciuto dalla forma della
pagina i miei occhi e con le labbra, a tentoni,
ha interpretato il mio cuore balbuziente.