Cento 58
Sapevo di morire giovane: avevo
trovato un indizio sotto la maglia,
fra la pelle e l'inguine, come una lingua,
una smorfia, un'ugola che già scampanava
la mia condanna. Solo non pensavo di morire
viva, con il sangue ancora in circo ed un equatore
di malanni troppo codardi per alzare la scure e
finire il lavoro. Credevo di tenere per sempre
al caldo le pupille sotto le palpebre, di dire
alla bocca l'occasione del silenzio, invece mi vogliono
ancora in piedi con l'indole della stesa, con il
cuore che impasta un altro battito ed i polmoni
accesi o spenti come una manica del vento.
Sapevo di morire giovane, ma non di vivere da morta.
Adesso però almeno so perchè la vita, incontrandomi,
mi evita come fossi un fantasma e perchè la morte,
dopo avermi pesata, mi ripudia: ho ancora troppa
carne a vista per meritare la terra.