Cento 7

Ho paura che non avrò contorni di bianche bordure,
che la neve male indossi il mio cuore, che mai
grugnirà del mio nome la grassa penombra dell'Appennino,
che la sua dedizione di nebbia non mi inginocchi lo sguardo.
Ho paura che non vedrò la fronte di Bologna e come tua madre
ti sveste i pensieri quando le imbocchi il sonno, una mano sull'altra,
una mano ormai leggera su quella che sforza. Ho paura di non
assaggiare il pane che ti smollica la fame di primo mattino,
quando scotta le dita su cui raffredda l'inutile appello di una sola moneta.
Ho paura di non sapere quanto pende San Mamolo e quanti carri fanno una festa.
Di saltare il tuo treno, la scocca del gelo,  il bavaglio, il litigio di nubi, le tregue d'azzurro.
Ho paura perchè n iente riempirà di odore la mia culla se non chi, somigliandoti, porterà
il tuo scomodo incastro alla vita, mio splendido  gabbiano d'altura,
invitto rapace  in agguato sull'onda.