Cento 71
La mia migrazione era già stata fissata: di ramo
in ramo non si squittiva altro che la storia dell'ala
malata improvvisamente agghindata come una
tovaglia nel cielo a dire la sua. Non sono mai
stata cretura da stormo, mi sono sempre
piaciute le file in disuso, il finto ritardo per
essere incinta di un nascondiglio che mi
tenesse buona e protetta dall'attenzione
delle avanguardie. La coda, l'ultimo banco,
la fronte appena accennata nella foto
di fine anno. Come fossi stata aggiunta
poco prima di ogni inizio ad accomodare
meglio un bordo che di me non aveva mai sete.
La mia migrazione era già stata fissata: ho carburato
le piume, rodato le spalle, ingranato sul viso la marcia dell'aria.
Ma non sono mai stata padrona del mio volo, piuttosto di
strettoie, picchiate, cedimenti. Vorrei averti adesso qui accanto
ad incitarmi il tuffo: vorrei che mi insegnassi la mia voce,
dopo quella dei merli.