Cento 72
Vorrei venisse e adesso il giorno
in cui il tuo cuore sarà la mia stanza
e rassettando le vene e gli atri al tuo
prossimo passaggio, mendicherò un po'
di oscurità su, dalla feritoia sguaiata dello sterno
per prepararci il letto, un assunto di carne e sudore,
madido da mattina a sera dei nostri pensieri.
O dei peccati.I ventricoli saranno ventriloqui
del mio battito: non mi sforzerò mai più
di vivere e stendere la bianca libagione
delle mie passioni stentate alla gogna
del pubblico giudizio, nell'arena degli sguardi
indiscreti che mi dicevano piena a metà,come
un bicchiere mai generoso, dissuaso dall'essere sazio.
Vorrei venisse e adesso il giorno in cui il tuo cuore
sarà il mio ultimo pasto, la candela, la data di inizio e
di fine, il giaciglio, il bastimento dei fiori,la preghiera
detta mentre si spengono gli occhi ed il sonno è
così distratto da dimenticare il risveglio.